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Come si inserisce il chatbot nella creazione di valore per un’Azienda?

Rispondiamo, innanzi tutto, alla classica query inserita nei motori di ricerca “chatbot significato”: è un software capace di elaborare una conversazione; l’utente interagisce con un dispositivo digitale come se dall’altra parte vi fosse una persona reale.

Ecco perché, che sia “dichiarativo” o “di conversazione”, il chatbot è un validissimo aiuto nella gestione o nella profilazione del cliente.

Solo una curiosità prima di continuare con l’articolo. Lo sapete che l’idea del chatbot risale agli anni ’50? Il primo a parlarne fu Alan Turing pioniere dell’AI, la cui visione lo aveva portato a creare un rudimentale “albero telefonico”, estremamente macchinoso, ma che aveva in sè il concetto alla base della moderna tecnologia.

 

Gli usi comuni

L’impiego più comune vede i chatbots utilizzati nei contact center: gestiscono le comunicazioni in entrata smistandole verso le risorse appropriate. Inoltre, sono utilizzati per svolgere una varietà di servizi: ordinazione biglietti, prenotazione eventi, check-in negli hotel oppure fornire informazioni su prodotti e servizi.

Soprattutto i chatbot aumentano l’efficienza operativa e consentono un notevole risparmio di tempo e di risorse. L’azienda può così offrire servizi aggiuntivi. Si pensi, ad esempio, come in momenti di grande affluenza di clienti, l’uso della chat possa consentire ad un’azienda di gestire contemporaneamente un numero alto di richieste (cosa non fattibile se gestita solo ed esclusivamente da persone fisiche).

Sophia

Il chatbot per noi è fondamentalmente Sophia: la nostra interfaccia conversazionale capace di generare leads profilati e realmente interessati ai prodotti e servizi di un’azienda.

Il vero valore aggiunto consiste nel poter raccogliere i dati dei nostri prospect  e di ottenere da loro informazioni che ci permettono di conoscerli meglio al fine di ricalibrare le strategie di marketing.

Intercettiamo solo chi denota un reale interesse per il tuo business

Per fare lead generation con i bot non si può partire dicendo: ”Ok, come prima interazione rimandiamo l’utente ad una landing page così compila il form e il gioco è fatto”. Non conosciamo chi abbiamo davanti: in che modo potremmo consigliargli qualcosa di utile e rilevante per i suoi interessi?

Partiamo solitamente da un approccio semplice come “Ciao! Sono Sophia, l’assistente virtuale  alle vendite di [NOME AZIENDA]. Tu come ti chiami?”. Se conosciamo già il nome, potremmo optare per qualcosa di più mirato per conoscere i gusti del nostro utente del tipo: “Ciao! Sono Sophia, l’assistente virtuale  alle vendite di [NOME AZIENDA]. Mi chiedevo… Quale di questi temi reputi più importante?”. Inseriremo dei bottoni con risposte chiuse per facilitare l’interazione con Sophia e, a seconda della scelta, cambiare i path di conversazione.

Si avvia così, una conversazione con il nostro prospect finalizzata a capire le sue reali esigenze e portarlo verso la nostra azienda.

Sophia si pone  al servizio della persona con cui ci troviamo a conversare. Una volta  conosciuto meglio l’utente e i suoi interessi, possiamo iniziare ad inviare qualche offerta o contattarli con un commerciale.

Il lavoro di nurturing è lungo ma necessario: tutto ciò che viene fatto da Sophia, saranno ore di lavoro in meno per la forza lavoro quando giungerà il momento di “contrattualizzare” quel lead.

Ecco il vero valore aggiunto di Sophialei è in grado si selezionare i contatti “più caldi” e vicini all’acquisto.

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